Archiviazione per un Carabiniere indagato per lesioni aggravate
Il Fatto
Il cliente, che chiameremo Signor X, è un carabiniere in carriera, irreprensibile da anni presso la caserma di Napoli. Quel giorno, stava effettuando una perlustrazione di zona insieme ad un collega.
Entrambi erano in abiti borghesi e avevano ricevuto in assegnazione un’auto civile, che non dimostrava l’appartenenza all’arma. Per cui, ad occhi estranei si presentavano come comuni cittadini. L’auto viene parcheggiata.
Dopo poco, un automobilista, che stava eseguendo le manovre per uscire dal suo posto auto, trovando difficoltà a causa della posizione del veicolo del Signor X, comincia ad inveire pesantemente contro di lui.
Il Signor X si qualifica come carabiniere in servizio e, vista la veemenza dimostrata dall’automobilista, lo blocca. E’ questione di attimi : l’automobilista cade a terra, riportando qualche lesione. La scena provoca l’interesse e la curiosità dei passanti.
Rientrata l’emergenza e ristabilito l’ordine, il Signor X rientra in caserma, ma NON redige relazione di servizio. Impensierito tuttavia dall’accaduto e temendo una querela, contatta gli studi dell’avvocato Matteo De Luca, convenzionati con il sindacato dell’arma.
Ascoltata la vicenda, l’avvocato effettua immediatamente una richiesta in Procura, secondo la procedura prevista dall’art. 335 cpp, al fine di venire a conoscenza di una eventuale iscrizione nel registro delle notizie di reato.
I timori risultano fondati : l’automobilista aveva presentato querela per lesioni con prognosi prevista superiore ai 20 giorni (art. 582 c.p.) e per di più essendo il Signor x un pubblico ufficiale, era stato contemplato l’aggravante previsto dall’ art 61 n. 9.
La notizia della querela in Caserma produce conseguenze immediate : il Signor X viene allontanato da Napoli e trasferito a Caserta.
Il provvedimento viene motivato con valutazioni di incompatibilità territoriale e il Signor X cade in uno stato di profonda prostrazione psicologica. Si sente ingiustamente punito, prima che il fatto sia stato accertato, prima che abbia potuto esercitare il diritto di difesa. Un trasferimento a 50 kilometri per ragioni di incompatibilità, in realtà né accertate né comprensibili, è assolutamente ingiustificato, essendo l’indagato un carabiniere irreprensibile da molti anni.
La strategia Difensiva
Dopo l’interrogatorio risulta chiaro che la volontà della Procura è quella di andare verso il giudizio. Infatti l’ipotesi di reato prospettata è procedibile d’ufficio. Inoltre la mancanza di una relazione di servizio rende la dinamica poco chiara e suscettibile di una verifica giuridica.
Lo scenario è angosciante per il Signor X : lo attendono molti anni di giudizio, spese legali, blocco delle promozioni, degli avanzamenti di carriera e soprattutto, il discredito e il disonore nell’ambiente di lavoro e sociale, dovuto ad una pesante denuncia nell’esercizio delle sue funzioni.
La prospettiva è resa ancor più pesante dal fatto che il Signor X ha incarnato da sempre gli ideali della divisa e si sente ingiustamente ferito dall’accaduto : la sua è infatti stata una reazione puramente legata alla finalità del rispetto dell’ordine pubblico, resa istintiva dai protocolli di difesa studiati in lunghi anni di formazione, che portano gli ufficiali ad agire quando si trovano di fronte personalità con profili di rischio (ricordiamo infatti che l’automobilista aveva comunque inveito pesantemente contro il signor x che si era qualificato come ufficiale).
L’avvocato Matteo De Luca propone al Signor X di ricorrere alla mediazione penale, portandolo alla consapevolezza dei vantaggi economici, psicologici e di immagine della scelta prospettata.
Iniziano così una serie di incontri con la controparte. La questione su cui punta immediatamente l’avvocato De Luca è la mancanza di dolo soggettivo, vale a dire dell’intenzione di ledere per far del male. Questione che sarebbe stata accuratamente indagata all’interno del processo, ma che nella fase delle indagini preliminari non è normalmente dotata di alcuno spessore probatorio.
Il caso è Risolto
Dopo una serie di incontri che miravano a spiegare nel dettaglio le dinamiche dell’accaduto e la dimostrazione da parte del Signor X di voler riparare moralmente alla vicenda, risarcendo il danno, la controparte ha deciso di procedere con la remissione della querela.
Il passo era determinante ma non ancora sufficiente. La remissione della querela infatti non significava la fine automatica delle indagini e la certezza di non andare in giudizio, essendo il reato prospettato procedibile d’ufficio.
Consapevole della delicatezza della prova da trasmettere alla Procura, l’avvocato De Luca ha optato per una strategia di massima collaborazione con gli inquirenti, presentando una memoria difensiva contenente le motivazioni che escludevano il dolo soggettivo e portando a prova della tesi i verbali degli incontri della mediazione dai quali emergeva la dinamica del dibattito, la volontà di riparare, il profilo e l’indole dell’indagato, ben lontana dall’inquadramento sottostante l’ipotesi di reato.
La strategia è stata vincente. La vicenda si è conclusa con una archiviazione e il Signor X ha potuto in tempi rapidi proseguire la sua carriera lavorativa, essere reintegrato nella sua sede e riscattarsi moralmente e a livello di immagine da un’ ingiusta imputazione.
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Il cliente, che chiameremo Signor X, è un carabiniere in carriera, irreprensibile da anni presso la caserma di Napoli.
